Comunità Parrocchiale Tuscania

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di Mauro Loreti
Questa famiglia probabilmente era originaria del regno delle Due Sicilie. I Piscitelli furono presenti nei consigli comunali di Toscanella dalla fine del 1500 e per quasi tutto il 1600. Intorno al 1558 fu costruito uno dei loro palazzi nel terziere dei Castelli a Tuscania, vicino al palazzo Donnini che fu poi il Vescovado.
In un frammento del fondo di un piatto, trovato nello sterro di un butto del palazzo ,sono raffigurati tre pesci colorati di azzurro in campo bianco.

Angelo Piscitelli, figlio di Francesco, nel 1597 era proprietario di un palazzo nella piazza di San Giacomo, nel terziere di Poggio Fiorentino. Era stato ,nel passato, del condottiero Ciarpellone, luogotenente di Francesco Sforza. Nel 1599 e nel 1614 fu consigliere comunale di Tuscania e partecipò alla seduta in cui si deliberò di restaurare i muri e le strade pubbliche della città, di fabbricare una fontanella nella piazza Sant’Antonio e di condurvi acqua leggera e salutifera per il pubblico beneficio. Come santese, nel 1616, insieme ad altri, fu presente alla visita pastorale del delegato del vescovo Tiberio Muti nel Monastero di San Paolo. Nel 1616 le erbe delle bandite di Toscanella, con istrumento del cancelliere Bufalari, furono affittate ai cittadini abitanti possessori di pecore e, tra gli altri, anche ad Angelo Piscitelli per tre anni, con il patto di subaffittare la bandita di Pantalla agli altri cittadini di Tuscania. Nel 1618 il Consiglio Comunale stanziò trecento scudi per i lavori di restauro al Monastero delle monache ed Angelo e Vittorio Blasi furono delegati a gestirli.
Doralice, moglie di Angelo, il 9 giugno 1602 andò al Santuario della Madonna della Quercia perché inferma e ridotta in estremo. Là stette tutta una notte come morta e tutti i suoi parenti la raccomandarono a Maria. Il giorno seguente ritornò nei sentimenti ed uscì sana dal letto ; il marito sottoscrisse, di propria mano, quanto accadde rendendo grazie alla gloriosa Madre di tanto segnalato benefizio ricevuto.
Francesco di Angelo, possidente, figlio di Angelo e di Pompilia Cardini di Corneto, si sposò nel 1618 con Artemisia Giannotti nata nel 1594, figlia di Pietropaolo e di Giulia Vipereschi di Corneto. Nel 1620 nacque la loro figlia Doralice. Artemisia morì il 16 maggio 1622. Morì poi anche la piccola. Lo stesso si sposò di nuovo il 6 novembre 1622, in seconde nozze, con Cecilia Fani del 1604, figlia di Erennio e di Benedetta Ciotti di Cristoforo . Dalla loro unione nacquero nel 1624 Doralice e negli anni seguenti Angelo, Benedetta, Gerolama e Domenico. Nel 1624 Francesco faceva parte anche della Confraternita dei Disciplinati e del Gonfalone nella chiesa di Santa Maria della Rosa. Nel 1633 egli era l’appaltatore del Macello Gattesco a Viterbo insieme ad Antonio Tignosi.
Angelo figlio di Francesco e di Cecilia Fani di Erennio faceva parte della confraternita della Misericordia nella chiesa di San Giovanni Battista Decollato dalla quale venivano erogate alcune doti alle ragazze, con un lascito del suo nonno materno Erennio. Nel 1647 e nel 1648 fu uno degli affittuari delle erbe delle bandite comunali per l’allevamento del bestiame. Fu anche il santese, per molti anni, del Monastero e della chiesa di San Paolo delle Clarisse urbaniste francescane.
Nel 1629 alla famiglia Piscitelli fu concessa la cappella di San Michele Arcangelo nella navata sinistra della Cattedrale di San Giacomo. La stessa fu poi ereditata nello jus patronato dai Galeotti, loro cugini.
Doralice di Francesco si unì in matrimonio nel 1639 con Dionisio Pollastri di Viterbo e poi, vedova, in seconde nozze col capitano dei soldati e magistrato Paolo Galeotti. Ebbero 12 figli tra i quali Francesco Antonio, magistrato che sposò nel 1683 Cecilia Fani del 1663, figlia di Tommaso e di Ortensia Ciotti, essi misero il nome Doralice della nonna ad una delle loro figlie. Questa poi, da suora, si chiamò Maria Cecilia per ricordare la sua mamma.
Arcangelo nobile tuscanese nato nel 1648 da Angelo e da Pompilia Cardini, sposò la contessa Teresa Falgari nel 1671. Morì nel fiore degli anni, 32, e fu sepolto nella basilica di Santa Maria in Aracoeli a Roma, sul colle del Campidoglio nel 1680, dove era Guardiano il francescano frate Giovanni Francesco, anche lui cittadino di Toscanella. Lo fece seppellire il cugino conte Francesco Antonio Galeotti, figlio di Doralice, che, tra l’altro, esercitò cariche pubbliche a Viterbo. Questo è il testo tradotto della lapide: ” A Dio ottimo e massimo. Le ossa di Arcangelo Piscitelli, nobile tuscanese. Proprio nello splendido fiore dell’età fu strappato da una morte immatura ed affinché riposasse decentemente, con la cortesia di Frate Giovanni Francesco suo concittadino e Guardiano dell’ Aracoeli, il cugino Francesco Antonio Galeotti, nobile viterbese, curò che qui fosse tumulato. Morì il 29 febbraio 1680 all’età di 32 anni”.
Un altro Arcangelo sposò nel 1630 Isalisa Fioravanti ed ebbero dal 1631 i figli Serafina, Arminia, Livia Maddalena, Domenico Ludovico ed Alessandro.
La loro figlia Livia Maddalena del 1633, fu la moglie di Paolo Fani di Erennio ed ebbero dal 1654 i figli Arcangelo , Lodovico , Vincenza e Domenica .
Francesco Maria di Valentino sposò Violante Bufalari, figlia del cancelliere e notaio tuscanese Rutilio negli anni 1612-1616 che, tra l’altro rogava gli atti relativi alle aste per le erbe delle tenute comunali di Tuscania. Ebbero dal 1633 i figli Domenico, Caterina, Rutilio che prese il nome del nonno materno, Serafina e Caterina.
Rutilio Bufalari coltivava un orto vicino al fosso del Castelluzzo, dopo il Maschiolo ed un altro terreno dopo Valle Caprina e ,nel 1615, fu delegato con altri a recarsi a Viterbo per ratificare il contratto relativo all’acquedotto di San Savino: nel 1616 e nel 1618 rogò due atti relativi alle modalità del pagamento dei lavori e nel 1617 l’altro atto relativo alla copertura del cavo rimasto aperto dopo la costruzione della conduttura.
Nel 1645 nella piazza di san Giacomo, nel palazzo della famiglia, alloggiavano anche alcuni contadini loro dipendenti, originari di Penna San Giovanni: Domenico di Montilio, Carlo di Rofildo, Sante di Lilusinno di Angelino, Tommaso di Fiorenzo Romano di Medingo, Emilio di mastro Bartolomeo, Domenico di Bastiano e Nicola di Alidero.
Nella fabbreria di Angelo, lungo la strada che va alla chiesa di San Francesco, lavoravano Francesco di mastro Battista , Carlo suo figlio e mastro Francesco di Annibale.
Nel 1685 Isalisa Fioravanti , vedova di Arcangelo, risiedeva sempre nel palazzo di famiglia che in parte era affittato alle figlie di Ottavio Bannacci: Vittoria , Domenica e Francesca con il marito Simone di Francesco e i loro quattro figli.

FONTI E BIBLIOGRAFIA
GIUSEPPE GIONTELLA Codice diplomatico tuscanese ( XVI secolo )
PIERO LANZETTA Appunti su stemmi, famiglie e palazzi di Toscanella (Tuscania) e dintorni
ASCOT Archivio storico del Comune di Tuscania
ACAT Archivio capitolare di Tuscania
AVET Archivio vescovile di Tuscania
GIUSEPPE GIONTELLA Cronotassi dei vescovi della diocesi di Tuscania
GIUSEPPE CERASA l’agro tuscaniese e i diritti civici i pascoli
GIUSEPPE CERASA Gli acquedotti e le fontane di Tuscania
GIUSEPPE GIONTELLA L’ordine dei Minori Conventuali di S. Francesco a Tuscania
TOMMASO BANDONI Corona ammirabile de miracoli e gratie fatte dalla gran Signora madre di Dio detta la Madonna della Quercia
ANTONIO BARBACCI Relatione dello stato antico e moderno della città e chiesa di Toscanella