Di Mauro Loreti
Nel 1814, nel glorioso ritorno a Roma di sua Eminenza il signor cardinale Ercole Consalvi, segretario di stato di Sua Santità il sommo pontefice Pio Papa VII e suo inviato straordinario alle reali corti di Parigi, di Londra, dell’imperiale e regia d’Austria ed imperiale regio augusto congresso di Vienna, nella pubblica e nel colmo della sua particolare esultazione l’Abate Antonio Borgia , poeta fra gli Arcadi con il nome di Dorissio Autonidio, compose e stampò questo sonetto a Viterbo nella stamperia della Reverenda Camera Apostolica :
Dal gran Tamigi, da la Senna, e ‘l vasto
Porporato Signor, Istro ritorni:
Del Tuo tardo venir a dir non basto
Quanto il Tebro contasse avido i giorni.
Vinto, ne riedi al fin, ogni contrasto,
Di pacifico lauro i crini adorni;
Lauro di Gloria, che non ha mai guasto
Darà sempre obliar gli antichi scorni.
Ma quel, che il tuo arde, distrugge, e doma,
Su Pio, su Te, Suo Gran Ministro, mai
Il tempo sporgerà nebbia d’obblio.
Sempre con Lui Tu glorioso andrai.
Ambo eterni ne’ Fasti, Ambo di Roma
Saran Gloria, ed Amor Ercole, e Pio.
Il poeta ricordò quanto i romani avessero aspettato il ritorno a Roma del grande porporato tuscanese, dopo i pressanti impegni come plenipotenziario dello Stato Pontificio. Finalmente il grande cardinale poté espletare la sua grande esperienza amministrativa dopo il triste esilio nella Francia napoleonica. Nessuno dimenticò mai il grande successo del papa Pio VII e del cardinale Brunacci Consalvi. Entrambi furono ricordati come gloria di Roma.
Anche da questo componimento poetico possiamo comprendere come davvero il popolo, il clero e gli uomini di cultura dello Stato Pontificio apprezzassero ed auspicassero il ritorno a Roma del grande cardinale, dopo anni di vessazioni francesi.
FONTE
ANTONIO BORGIA Nel glorioso ritorno a Roma di sua Eminenza il cardinale Ercole Consalvi