Comunità Parrocchiale Tuscania

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Isaìa 66,18b-21; Salmo 116 (117); Ebrei 12,5-7.11-13; Luca 13,22-30
La libertà dei figli di Dio dona senso alla vita
1. L’ideale cristiano è “essere in Cristo”. Il Paradiso, la vita oltre la morte fisica, è comunione di vita con il Padre, per mezzo della Morte e Resurrezione di Cristo e per la presenza del Santo Spirito, che abita nell’animo dei credenti.

Una superficiale amicizia non è comunione di vita con Gesù Cristo: «Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze». Mangiare, bere e far festa, occasionalmente insieme, non costituisce figliolanza e fraternità. Essere senza Cristo è come vivere fuori di casa e invocare: «Signore, aprici!». Una risposta inattesa si udrà: «Non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!».

I discepoli ben comprendono la risposta di Gesù e domandano: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». «Gesù disse loro: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”». Accadrà, a causa di parole e gesti rituali, non vissuti, che «vi siano ultimi che saranno primi, e primi che saranno ultimi».
2. Gesù parla e dedica la sua vita perché «il piede che zoppica, abbia a guarire», non per allontanare e condannare chi compie la libera scelta dei figli di Dio di seguire il Vangelo e preannuncia che figli e fratelli «verranno da oriente e da occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio».
L’Apostolo dona consigli: “Come figli amati, ricevete l’annuncio e rispondete con fiducia. Siate capaci di comprendere l’amore del Padre misericordioso: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». Esorta: «Non ti perdere d’animo quando sei ripreso dal Padre. Dio vi tratta come figli: qual è il figlio che non viene corretto dal padre?».
È illusione pensare ad una assenza del male e della morte dal mondo.
La preghiera sostiene ideali vissuti: Gesù «si ritirò in un luogo deserto, e là pregava». Nella Passione, «entrato nella lotta, cadde faccia a terra e pregava più intensamente: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”». Nel silenzio del Padre, Gesù si sentì solo ed invocò: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
Occhi umani non vedono oltre il doloroso presente: «Sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza, dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia».
La preghiera insegna a contemplare Gesù che posa lo sguardo sulla terra e la mano sulle spalle e rende meno penetrante il dolore dei chiodi.
«Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi». Gesù promette: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue. Essi verranno e vedranno e annunceranno la mia gloria; ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore».
La preghiera è confortante: “Padre, «concedi a noi di crescere nel tuo amore. Aiuta le nostre esistenze perché, passando per la porta stretta della croce, uniti al sacrificio del tuo Figlio, gustiamo il frutto della libertà vera»”.
(didon)