Comunità Parrocchiale Tuscania

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Deuteronòmio 30,10-14; Salmo 18; Colossési 1,15-20; Luca 10,25-37
«Fratello, stammi vicino».
1. La Legge è necessaria per i malvagi: «Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti».
Nel rapporto tra Dio e l’Uomo la Legge può divenire momento di passaggio dal male al bene: il «comando» che ti dò «non è troppo alto per te, né troppo lontano da te; anzi, questa parola è molto vicina a te: è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».

Non è impossibile passare dal male al bene. Oltretutto la parola “Legge” si potrebbe tradurla in modo diverso: non Legge, non Comandamento, ma “Mandamento” e, meglio: “Guida”. Più improbabile è passare dal bene al male.
«La Legge è, per noi, un pedagogo», insegnante, maestro «fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede»: la Legge prepara il terreno per l’arrivo di Cristo e conduce i convertiti alla fede in Lui.
Figli di Dio e Fratelli, sarebbe da malvagi la domanda: «E chi è mio prossimo?». Purtroppo la domanda è frequente: la pongono perfino «un sacerdote» ed «un levìta» in viaggio per giungere in fretta al Servizio al Tempio. Chi pone in alternativa Servizio al Tempio e Fratello riceve condanna peggiore di chi omette soccorso al fratello.
Sostenere che la parola di Gesù si riferisca al sacerdote ed al levita del Tempio di Gerusalemme è da ipocriti. Il Vangelo è per ogni tempo: si riferisce sia al Tempio di Gerusalemme che al sacerdote – prete, al ministro dell’Eucaristia, al diacono, a chiunque affermi il suo esser cristiano.
2. Gesù non smentisce la Legge; la pone entro i suoi limiti di maestra per giungere a «Cristo Gesù, immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione». L’affidarsi a Cristo porta alla giustificazione, al divenire Giustizia e Salvezza per i Fratelli per mezzo della Morte e Resurrezione di Gesù e dell’affidarsi al Santo Spirito. La Legge esaurisce la sua funzione «perché in Cristo, parola del Padre, furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili».
Gesù «è il capo del corpo, della Chiesa, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose». Il “capo”: è la testa del corpo della Chiesa, non colui che la comanda, ma colui che la guida. È il «principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti». L’auspicio è che «per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose».
«Chi ti sembra sia prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». «Un Samaritano», un uomo escluso dal Tempio e dalla Legge, colui che non si domanda «E chi è mio prossimo?». È «chi ha avuto compassione di lui». Chi ha sofferto con lui e come lui. Chi si è fatto Fratello.
«Abbi cura di lui»: prenditi cura del fratello, interessati, disposto anche a “pagare” per lui. Donagli vita, fa che la vita sia vera. Dona Gesù che dice: «Io sono la via la verità la vita». Chi, avendolo conosciuto, non lo seguisse, sarebbe colpevole. Potrebbe anche seguire ed osservare la Legge: se non fasciasse ferite, non pagasse debiti, non versasse olio e vino per lenire dolori, non donerebbe salvezza. Come non fare riferimento ad “I care” di don Lorenzo Milani? Troppo solitaria è la sua tomba; troppo solitaria la sequela di don Lorenzo per giungere a Gesù Cristo.
Gesù ad ognuno dice: «Va’ e anche tu fa’ così»: il comandamento dell’amore completa la Legge e i Profeti.
Preghiamo il Signore: “Donaci un cuore capace di misericordia affinché, a immagine del tuo Figlio, ci prendiamo cura – ci stiano a cuore – i fratelli che sono nel bisogno e nella sofferenza.
Preghiamo il fratello: «Fratello, stammi vicino: che io ti sia caro».
(didon)