Comunità Parrocchiale Tuscania

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Isaìa 2,1-5; Salmo 121 (122); Romani 13,11-14a ; Matteo 24,37-445
Passeggiare d’amore: attesa.
“Più vicina è la visita dell’Ospite e più intensa diviene la cura della casa per accoglierlo degnamente”. Eccolo, il Signore. Silenzio, ascolta: è un mondo nuovo, nuovo modo di essere.
Il Signore non viene per giudicare il mondo, ma per invitare alla salvezza. Di fronte alla premura del Signore sta una fede umana che dimentica: «mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito». Non ascoltavano, «e non si accorsero di nulla, finché venne il diluvio e travolse tutti. Così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo».1. «Consapevoli del momento, questo voi farete»: svegliate questo sonno, questo dimenticare. La parola del Signore non dice «Dormite», ma «Siate vigilanti, vegliate. Fratelli, venite, camminiamo nella luce del Signore. È ormai tempo di svegliarvi dal sonno».
«La notte è avanzata, il giorno è vicino: possiamo andare incontro al Signore quando verrà nella gloria perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». «Se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Siamo abituati a dire “verrà” e rimandiamo l’impegno di vivere con speranza ad un futuro lontano.
2. «Cercate di capire questo: il Signore è già qui. Viene. Adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. Andiamo incontro al Signore: viene nella gloria».
«Il Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli». È una profezia: lavoriamo per cooperare ed aiutarla a rendersi realmente attuale e presente. La profezia afferma: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri; delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra». Queste parole non riguardano un avvenire fatalistico, come se provenissero da qualche essere immaginario. Riguardano la nostra storia e la nostra esistenza.
“Se le controverse vicende del mondo, le situazioni problematiche e sofferte più prossime inducono a pensieri negativi e sfiduciati, l’attenzione e la disposizione del cuore verso il Cristo che viene alimentano, al contrario, il realismo e la lucidità della speranza che non delude. Una domanda è decisiva per misurare la concretezza di questa disposizione interiore e la volontà di operare scelte conseguenti: «Chi attendo? Chi sto aspettando? Perché, se attendiamo il Signore non saremo confusi nella nostra attesa, perché il Signore che viene non delude».
È fondamentale fissare lo sguardo su Lui, porsi in ascolto della Sua voce che chiama attraverso la Parola e consolidare fiducia e speranza. È necessario, senza perdere il senso della realtà da cui non si potrà mai prendere le distanze, attivare ogni possibile sforzo per creare condizioni di vita giuste e ridare vera misura alla persona e alla vita”.
(didon)